Paul Weller, profeta della cultura mod, icona del pop più raffinato degli anni 80, e uno dei più autorevoli autori della sua generazione, sarà in Italia nel mese di luglio per due imperdibili concerti: l’8 al MIV Festival di Villa Varda-BRUGNERA(PN), e il 9 alla Cavea Auditorium Parco della Musica di Roma.
Nel World Tour 2015, partito il 5 marzo da Plymouth (UK) e che lo vede attualmente esibirsi negli Stati Uniti per una decina di date, Weller avrà modo di presentare dal vivo il nuovo album, “Saturns Pattern”, uscito a maggio. La sua vena creativa raggiunge nuovi apici in questo suo nuovo lavoro, il dodicesimo della sua carriera ed il primo per l’etichetta Parlophone. Scritto e registrato ai Black Barn Studios nel Surrey, il nuovo album è stato prodotto da Jan “Stan” Kybert e dallo stesso Paul. E’ un album caleidoscopico che precorre i tempi e si allontana da ciò che è stato fatto finora. La passione, lo slancio, il groove struggente e un rock’n’roll emozionante come non mai sono gli ingredienti che fanno di “Saturns Pattern” l’ennesimo capolavoro del ‘Modfather’.
Dall’esordio glorioso con i Jam all’esperienza degli Style Council, pass ando per illustri collaborazioni (Paul McCartney, Oasis, Miles Kane, Blur…), l’artista inglese conferma ancora una volta la sua dedizione alla sperimentazione musicale e alla ricerca sonora. Paul continua a spingersi oltre i confini della propria creatività con un caleidoscopico tour-de-force che riesce a mettere in ombra molti artisti della sua generazione, adatt andosi ed evolvendosi ai tempi per rimanere sempre un passo avanti agli altri.
Ai concerti italiani troveremo un Paul Weller in forma smagliante, accompagnato da una b and compatta composta da musicisti superlativi, con un sound aggressivo, fresco ed essenziale: Steve Cradock (chitarra); Andy Lewis (basso); Steve Pilgrims (batteria); Andy Crofts (tastiere e chitarra); Ben Gordelier (percussioni).
“Cosa farei se mi fermassi?” chiede retoricamente con un’alzata di spalle, come se fosse la cosa più sciocca che abbia mai sentito. “E perché dovrei smettere di fare musica se è quello che ho sempre voluto fare?”